lunedì 20 agosto 2007

Facchetti celo, Giubertoni Manca!

Sei stravaccato sul divano davanti al televisore in attesa del tuo programma preferito, "Oggi le comiche": nell'attesa guardi svogliatamente l'altro canale (se non te lo dovessi ricordare, sappi che allora c'erano soltanto "il primo" e "il secondo").
Mentre compare finalmente il trinagolino bianco che segnala l'inizio di un nuovo programma sull'altro canale, suonano alla porta. Ti alzi per cambiare (altro che telecomando!) e arriva la mamma: "E' Francesco. Vuole sapere se scendi a giocare."

E' il 1973, a quanto ci raccontava Domenico Di Giorgio verso la fine del XX secolo in un librettino da 2.000 lire che aveva lo stesso titolo di questo post.
L'Italia era sull'orlo della crisi economica che porterà all'austerity: tra breve le automobili circoleranno a targhe alterne per permettere di ridurre la nostra dipendenza dai paesi fornitori di petrolio, e il governo sarà costretto a una serie di misure impopolari per tentare di ripianare il bilancio. [...]
Ma cosa importa? Sei un bambino di 7 anni con un problema molto più grande: dopo mesi di duro lavoro e di estenuanti trattative ti mancano ormai solo quattro figurine per finire l'Album dei Calciatori 1972-73, e vuoi assolutamente trovarle!
1) il presidente del Torino, Orfeo Pianelli.
2) la squadra del Foggia.
3) uno degli 'altri titolari' della Ternana, Ermenegildo Valle.
4) il più raro di tutti, lo stopper dell'Inter Mario Giubertoni.
"Facchetti celo, Giubertoni Manca!" è un rapido libro-gioco che mette il lettore nei panni di un ragazzino che ha un solo pomeriggio per trovare quelle quattro mitiche figurine. In più, presenta le regole di diversi giochi che da ragazzini si facevano con le figurine, e che magari si possono fare ancora oggi senza vergogna, sempreché si riesca a ritrovare in solaio quell'enorme mazzo di doppie che si scambiava con gli amici...

Per chi, come me, non avesse mai avuto occasione di giocare con la versione cartacea del libro di Di Giorgio, quella elettronica si può scaricare nel sito di Librogame's Land.

mercoledì 18 luglio 2007

Il gobbo

Qualche anno dopo il povero Quasimodo, il gobbo è finalmente riuscito ad integrarsi nella vita quotidiana e farsi accettare nell'ambito sociale. Al giorno d'oggi il gobbo ha spesso un lavoro, di solito non semplicissimo ma quasi sempre di responsabilità, e in genere è una figura talmente popolare che molti si rivolgono a lui quando hanno bisogno di un aiuto.
Il filmato qui sotto ci spiega meglio come si può avere a che fare con il gobbo senza urtarne la suscettibilità e apprezzandone le capacità.

sabato 14 luglio 2007

Que Viva Getafe!

Polemica in Spagna per la nuova campagna di promozione degli abbonamenti del Getafe, la squadra dell'omonima cittadina nella zona meridionale dell'area metropolitana di Madrid.

Fondato nel 1946 e poi rifondato nel 1983, il Getafe Club de Fútbol è stato promosso in Primera Liga per la prima volta nella sua storia alla fine della stagione 2003/04.
Nell'ultima stagione la squadra ha avuto la miglior difesa del campionato ed è arrivata sino alla finale di Coppa del Re, persa 1-0 contro il Siviglia. Della rosa fanno parte tra gli altri il portiere della nazionale argentina "Pato" Abbondanzieri, il difensore rumeno Cosmin Contra e ora anche il centravanti Kepa Blanco, che ha giocato l'anno passato in prestito al West Ham.
Attualmente ha come allenatore l'ex centrocampista della Juventus e della nazionale danese Michael Laudrup, che ha preso il posto di Bernd Schuster passato al Real Madrid.

La polemica è scoppiata per via dello spot televisivo usato dalla società per lanciare la campagna abbonamenti, spot che ritrae personaggi come Giobbe, Mosé, Giovanna d'Arco, Adamo e lo stesso Gesù Cristo avvisare Dio di non essere disposti a seguire ciecamente la Sua volontà.

Perché innanzi tutto, c'è la Squadra.


martedì 10 luglio 2007

La prima versione di "Shadows"

"Ombre - Shadows" è il primo film diretto da John Cassavetes, uno dei più importanti registi della storia del cinema, l'uomo che praticamente ha inventato il cinema indipendente.

Attore televisivo e cinematografico di buon successo, nel 1959 realizzò un "saggio collettivo di recitazione e regia" totalmente improvvisato. Il film costò un totale di 40.000 $ e fu girato da attori e tecnici non professionisti con apparecchiature 16mm prese in prestito. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, "Ombre" ebbe un enorme successo di critica come di pubblico. La realtà, però, è che la versione del film presentata al Lido e giunta fino a noi è la seconda che Cassavetes ha girato, non contento della prima.

La prima versione del film fu girata nel mese di Febbraio e nei primi giorni di Marzo 1957. Dopo un anno e mezzo in sala montaggio, il film fu proiettato nel novembre 1958 al Paris Theater di New York. Il film durava poco più di un'ora, e ne fu stampata una singola copia in 16mm perché Cassavetes non poteva permettersene altre. In ogni caso, la reazione del pubblico in sala fu così insoddisfacente che Cassavetes decise di rigirare il film e rimontarlo, costruendo nuove scene e cambiando radicalmente la trama.
Se la prima versione era effettivamente un esperimento di improvvisazione guidata, in cui gli attori reagivano a braccio ad una situazione che Cassavetes aveva costruito per loro e con lo scopo di arrivare dove Cassavetes voleva che arrivassero, la seconda versione fu interamente sceneggiata da Cassavetes e Robert Alan Aurthur, che già aveva scritto "Nel fango della periferia" interpretato proprio a Cassavetes e che avrebbe in seguito co-sceneggiato "All That Jazz" con Bob Fosse.
Le nuove riprese furono effettuate nel Febbraio 1959, esattamente due anni dopo quelle della prima versione. Dopo due settimane di riprese, Cassavetes tornò in sala montaggio e mescolò le nuove scene con circa metà di quelle della prima versione, inserendo anche un nuovo commento musicale. La nuova versione fu presentata al pubblico newyorchese nel Novembre del 1959, e nonostante il film si chiuda con il famoso cartello "ciò che avete appena visto è stata un'improvvisazione", in realtà si tratta di un film pensato, scritto e ripensato più volte.

Ciò che Cassavetes fece in questa seconda versione non fu semplicemente rigirare meglio le stesse scene o aggiungere alcune inquadrature mancanti, come si fa abitualmente nel cinema hollywoodiano attuale, bensì creare un film nuovo di zecca, che solo incidentalmente conteneva anche alcune scene della prima versione. La prima e la seconda versione di "Ombre" sono due film completamente diversi, che raccontano storie diverse in modi diversi.

Ma che fine aveva fatto quell'unica copia della prima versione? A quanto raccontò lo stesso Cassavetes allo studioso Ray Carney, l'aveva donata ad un'Università di cui non ricordava il nome. Era il 1987 e Carney si mise alla disperata ricerca della prima versione. La trovò in circostanze che definire fortunose è poco, nel 2003. Dura 78 minuti e contiene almeno 40 minuti di girato che non fu inserito nella seconda versione. Si tratta comunque di un film finito, non di un work-in-progress: è una stampa destinata ad essere proiettata al pubblico, e proprio questo Carney avrebbe voluto fare.
Invece per volere dell'attrice Gena Rowlands, vedova di John Cassavetes ed erede dei suoi diritti d'autore, non è stato possibile distribuire questa prima versione in sala né in versione home-video. Anche i tanti Festival del Cinema che hanno dimostrato interesse a proiettarla sono stati scoraggiati. Pochi fortunati hanno avuto modo di vederla. Carney ci ha però fatto il favore di mettere on-line tre brevi spezzoni del film, tra cui la scena dei titoli di testa.
Se il racconto della vicenda che Carney fa nel suo sito internet sia veritiero o meno, ossia se siano vere le dichiarazioni della Rowlands e del suo avvocato che è in realtà Carney ad impedire la diffusione del film, non possiamo dirlo. Certo è che fino a quando i protagonisti di questa vicenda saranno in vita, questi tre spezzoni saranno l'unica cosa che potremo vedere.





venerdì 6 luglio 2007

Transformers: How Things Really Worked (according to Michael Bay)

Il film è finito.
Accidenti, è stata dura, ma devo ammettere che è stato anche molto divertente. Gli attori più complicati con cui ho mai lavorato, a parte Bruce Willis, sono stati Optimus Prime e Bumblebee. Hanno richiesto ogni singolo giorno della mia vita per un anno intero. Ma alla fine del lavoro ne è valsa la pena. Ho appena fatto 36.000 miglia intorno al mondo (in due settimane) e ho avuto una première eccezionale al Taormina Film Festival, in un teatro greco costruito molto prima della nascita di Cristo. Mi piace vedere la reazione che il film provoca su persone appartenenti a culture così diverse. Il film sta veramente facendo il giro del mondo. Sono così eccitato per il fatto che tra poco avrete tutti modo di vederlo. Grazie a tutti voi che avete supportato me e il film.
Ma per mettere i puntini sulle "i", il budget iniziale del film era di 145 milioni di dollari, ed è poi salito fino a 150 e qualcosina, che è più o meno la metà di quanto sono costati gli altri blockbuster di quest’estate – e ne sono fiero. Vedo che molta gente in giro per il web non credono a queste cifre, ma se volete sono pronto a scommettere 10.000 dollari sull’unghia che il film è davvero costato questa cifra.
Anche quando i produttori hanno cercato di spedirmi in Canada o in Australia a girare, ho dato un’occhiata in giro ma sapevo che là avremmo fatto una brutta fine. Avevo bisogno di lavorare con i miei collaboratori abituali, quelli con cui ho lavorato per anni, perché sono i migliori del mondo. e poi, credo che un film americano che ritrae l’America dovrebbe essere girato in America. Ho rinunciato al 30% del mio stipendio per poter girare qui a casa. Sapevo che questa era la cosa giusta da fare per il film e ho chiesto ai produttori di fare la stessa cosa – Ian [Bryce] e Lorenzo [di Bonaventura] hanno accetto, Tom DeSanto e Don Murphy (che erano nel progetto da prima di me) no. E questo è stato il mio primo incontro con loro – non volevano che parte dei soldi che spettavano a loro fossero usati per realizzare un film migliore. Questo genere di cose, di solito non mi va giù.
Ora che il film è finito, mi trovo a dover rispondere a domande piuttosto strane fattemi dai giornalisti. Tipo "In che modo Tom ha controllato il set?" Cosa? "In che modo Tom e Don hanno supervisionato il tuo lavoro?" Ma che cazzo…? "Com’è stato lavorare con Tom e Don, che sono così appassionati dei Transformers?" e "Abbiamo sentito che Tom ha scritto la storia – un trattamento di 90 pagine, giusto?" Okay: stop. Facciamo un passo indietro. Tom e Don sono due brave persone, ma lasciate che vi spieghi come sono andate le cose.
Io e Tom abbiamo avuto una riunione creativa per esattamente un’ora e dieci minuti, un anno fa. Mi disse di essere un grandissimo fan dei giocattoli e che mi avrebbe protetto dalle bombe che avrebbero potuto esplodere con un progetto come questo. Il tipo di bombe che esplodono sulla Rete nella forma di "Maledetto Michael Bay", "Hai rovinato il ricordo della mia infanzia, Michael Bay" e tutto questo tipo di minacce di morte. Tom mi ha poi raccontato di tutti i problemi che aveva avuto con il design dei robot e con la sceneggiatura, e io ho capito che la sua visione del film era anni luce lontana dalla mia. Gli ho detto "grazie tante", e poi gli ho indicato la porta da cui uscire. Non gli ho più parlato, tranne che per dirgli "ciao". Di tanto in tanto veniva sul set con degli ospiti, come fosse un parco divertimenti. Non ho mai davvero parlato con Don del film, non a livello creativo. Ho letto le sue note su quanto fosse brutta lo script e quanto schifo facesse il lavoro mio e degli sceneggiatori. Ma durante la lavorazione Don è sempre gentile con me, sapeva che non mi sarei messo a discutere le mie scelte creative con lui.
Un giorno di non molto tempo fa, Alex [Kurtzman] e Bob [Roberto Orci] mi hanno chiamato tutti spaventati perché all’improvviso, dopo che avevamo quasi finito il montaggio, Tom aveva chiesto di essere accreditato come co-sceneggiatore del film, o almeno come soggettista. Ero stupito, perché né io né loro avevamo mai visto alcun trattamento scritto da lui. Beh, ha chiesto di essere accreditato, ma la Writer’s Guild of America ha rifiutato la sua richiesta. Quello però che mi ha fatto veramente ribollire il sangue è qualcosa che ho visto in Rete quando Tom è andato ai Saturn Award e quelli di IESB.net l’hanno intervistato a proposito del film – un film che, lasciatemi aggiungere, lui ancora non aveva visto. Ma si comportava come se l’avesse visto. Rispondeva tranquillamente a tutte le domande, ed è arrivato anche a dire che Hugo [Weaving] "aveva lasciato il suo segno". Ma per favore, erano solo un mucchio di balle: quell’uomo del film non aveva visto ancora nulla, zero assoluto. L'ha visto solamente alla proiezione per la stampa.
Questa è la nuda verità, e devo raccontarla perché sono stufo di rispondere a certe domande.
Quello che queste due persone hanno fatto è stato prendere uno ‘stupido film su dei giocattoli’ e proporlo a tutti senza perdere la speranza di poterlo realizzare anche quando tutti l’avevano rifiutato. Questo glielo riconosco. Tanto di cappello, ma tentare di prendersi meriti creativi davanti alla stampa, lasciatemelo dire – mi fa schifo. Troppo spesso i crediti creativi vanno a gente che in realtà non ha avuto nulla a che fare con il film. Diamine, ormai anche i banchieri che ti prestano i soldi per girare il film e che non hanno la più pallida idea di come si lavori, passano per importanti produttori.
Ma credo che questo sia semplicemente il modo in cui Hollywood funziona.
Michael Bay, 29 Giugno 2007 (messaggio cancellato dal suo blog personale poche ore dopo averlo postato, recuperato da Nikki Finke di L.A. Weekly).

venerdì 29 giugno 2007

Il venditore di armi

Immaginate di dover rompere il braccio a qualcuno.
Destro o sinistro, non importa. Il punto è che dovete romperlo, perché se no... be', nemmeno questo importa. Diciamo che se non lo fate vi succederanno brutte cose.
Ora, la mia domanda è questa: rompete il braccio in fretta (snap, ahi!, scusi, mi permetta di aiutarla con questa stecca di fortuna), oppure trascinate la faccenda per otto minuti buoni, aumentando di tanto in tanto la pressione a dosi minime, finché il dolore diventa rosa e verde e caldo e freddo e del tutto insopportabile, da ululare?
Appunto. Ovvio. La cosa giusta da fare, l'unica cosa da fare, è concludere alla massima velocità possibile. Rompere il braccio, offrire un brandy, fare il bravo ragazzo. Non possono esserci altri risposte.
A meno che.
E se odiaste la persona alla quale è attaccato il braccio? Se la odiaste proprio sul serio?
Hugh Laurie, "Il venditore di armi" (Marsilio, 2007).

sabato 23 giugno 2007

The Ventures Revolution

Chi ha avuto la sfortuna di vedere il terrificante "Amazing Lives of the Fast Food Grifters" di Mamoru Oshii al Festival di Venezia 2006 e non si è addormentato prima, ha sentito il narratore dire che nella seconda metà degli anni Settanta la calata in Giappone della band statunitense dei Ventures ha rivoluzionato la musica nipponica.
I Ventures sono stati uno dei più apprezzati combo degli anni Sessanta - ossia un quartetto composto da due chitarre soliste, un basso e una batteria, senza tastiere né voce. La loro musica - a tratti commerciale, a tratti sperimentale, sempre tecnicamente eccellente - ha influenzato gente come gli Who, Gene Simmons, George Harrison, Peter Frampton, Max Weinberg, Aerosmith, Steely Dan, Eagles...
Virtualmente dimenticati dal pubblico statunitense dopo appena un decennio di attività, i Ventures sono tutt'oggi attivissimi in concerti dal vivo, quarant'anni dopo la loro formazione. Io li ho scoperti ascoltando la cover di un loro brano nella colonna sonora di "Pulp Fiction" e da allora non li ho più lasciati. Qui sotto ci sono una manciata di loro video, antichi e recenti. Sempre grandissimi.











martedì 19 giugno 2007

Cannes e dintorni

E' finita ieri la rassegna che ha presentato a Milano (ma anche a Roma) alcuni dei film presentati nelle varie sezioni dell'ultimo Festival di Cannes, la prima che riesco a seguire decentemente da tre anni a questa parte. E prima o poi mi riuscirà anche di andare al Festival di Cannes quello vero...
Comunque, ne approfitto per rendere pubblico il mio personalissimo cartellino, mettendo in fila i film dal migliore al peggiore, tra sorprese e delusioni, amici e nemici, belle tipe che non la danno e sedicenni che la darebbero ma non voglio finire in galera...

"Le scaphandre et le papillon", dramma di Julian Schnabel: 9.
Un capolavoro, tratto dalla vera storia dell'ex caporedattore di 'Elle' e premiato come miglior regia. Può ricordare il bellissimo "Mare dentro" di Amenabar ma assomiglia forse più a "E Johnny prese il fucile" di Dalton Trumbo, con il protagonista paralizzato a letto. Questo riesce comunque ad essere ancor più emozionante. Ed è girato davvero bene, confermando il talento visivo di Schnabel (che di mestiere fa il pittore). Uscirà distribuito da Bim.

"Vidange perdue" dramma di Geoffrey Enthoven: 8.
E' il film che ha vinto il Bergamo Film Meeting, e con pieno merito. La storia di un 85enne che cerca di rimettersi in pista dopo la morte della moglie. Divertente e toccante, benissimo recitato e mai banale. E sa parlare agli spettatori di ogni età. Speriamo arrivi anche nei nostri cinema, perché è vero che non farà una lira ma merita risalto.

"Mio fratello è figlio unico" dramma di Daniele Luchetti: 7.
Visto ai tempi dell'uscita italiana. Un ottimo prodotto, decisamente superiore anche al più blasonato "Romanzo criminale". Qualitativamente meritava il concorso, ma era la 60a edizione e il Festival ha voluto solo film inediti in Europa.

"Persepolis" cartone animato di Marjane Satrapi & Vincent Paronnaud: 7.
Tratto dall'omonimo fumetto, un cartone animato visivamente curioso ma molto interessante. Il modo in cui la storia della ragazza iraniana che fugge quando arrivano i talebani è raccontata col giusto ritmo e la giusta emozione. Funzionerà alla grande, quando la Bim lo distribuirà in Italia.

"Caramel" commedia sentimentale di Nadine Labaki: 7.
Mi ha ricordato un po' "Tutto su mia madre", ma forse avevo bevuto troppo prima della proiezione. Comunque sia, una commedia frizzante anche se forse un po' scontata. Brave le attrici, bella confezione. Uscirà distribuito da LadyFilm.

"Control" dramma di Anton Corbijn: 7.
La breve e tribolata vita di Ian Curtis, cantante dei Joy Division a fine anni Settanta. Girato in un meraviglioso bianco e nero, racconta bene la storia del gruppo e del suo leader anche a chi non ne sa nulla, ma non riesce a trasmettere l'amore per la loro musica a chi già non la apprezza. Bravo il protagonista Sam Riley, e brava anche Alexandra Maria Lara, che sarà protagonista del prossimo film di Francis Ford Coppola. Non so quale sarà la sua sorte distributiva.

"L'âge des ténèbres" commedia di Denys Arcand: 7.
La terza parte della trilogia iniziata con "Il crollo dell'impero americano" e proseguita con "Le invasioni barbariche". E' a tratti molti diventente, ma molte gag sono scontate e la satira un po' spuntata. Arcand non è mai stato un gran regista, ma è sempre stato uno sceneggiatore snob. E qui si conferma, nonostante il buon risultato globale. Uscirà distribuito da Bim.

"XXY" dramma di Lucia Puenzo: 6/7.
Poco pubblicizzato ma molto interessante, racconta le difficoltà di crescere di una ragazzina sudamericana che si sente un mostro per via di un difetto genetico. Girato senza inventiva, ma scritto con molta lucidità. Esce il 22 giugno distribuito da Teodora.

"Paranoid Park" dramma di Gus Van Sant: 6.5.
Gus Van Sant rifà il se stesso di "Elephant", ma convince ancora meno. La storia di un ragazzino confuso fino allo sbando, tra flashback e aggrovigliamenti inutili. Non è brutto, ma finisce per essere inconcludente. Uscirà con Lucky Red.

"Auf der anderen Seite" ("The Edge of Heaven") dramma di Fatih Akin: 6.
La seconda parte della trilogia sul rapporto tra la Germania e i turchi, dal regista de "La sposa turca". Un buon film, ma poco spontaneo nel modo in cui le storie si incrociano tra loro. Il modello è probabilmente "Prima della pioggia", ma il film di Manchevski sapeva volar alto, questo invece non emoziona mai e ha dei personaggi rivedibili. Sarà distribuito da Bim.

"Smiley Face" commedia di Gregg Araki: 6.
Una commedia tossica e sconclusionata come questa non era esattamente quello che ci si aspettava dal regista del buon "Mysterious Skin", ma comunque diverte, ed è tutto quello che gli si deve chiedere. Uscirà distribuito da Mikado.

"Zodiac" thriller di David Fincher: 6.
Troppo lento. Troppo troppo lento e cervellotico, un film lunghissimo che trova il giusto ritmo solo nella seconda parte, quando il protagonista diventa a tutti gli effetti Jake Gyllenhaal. Certo qualche scena funziona alla grande, ma il film nella sua interezza proprio no. Anche questo l'avevo visto quand'era uscito in sala.

"4 mesi, 3 settimane e 2 giorni" dramma di Christina Mungiu: 6.
La Palma d'oro. Rubata peggio del Leone veneziano a "Still Life". E' un film piccolo nonostante il tema importante, con un regista che pensa di essere i Dardenne, che ci racconta solo metà della storia e deve giocare sporco al momento buono per sperare di emozionare lo spettatore. Ma non ci riesce. Quelli che l'hanno trovato meraviglioso dovrebbe imparare cos'è il cinema prima di aprire bocca. Distribuzione Lucky Red.

"Centochiodi " dramma di Ermanno Olmi: 6.
Visto ai tempi dell'uscita in sala. E' il classico film di Ermanno Olmi, "contro il logorio della vita moderna", ma si vede che il maestro bergamasco non ce la fa più. E stendiamo un velo su Raz Degan e Luna Bedandi.

"We Own the Night" poliziesco di James Gray: 6.
Un film banale e stravisto, che proprio non si capisce per quale motivo fosse al Festival, e per di più in concorso. Il regista di "Little Odessa" tenta di nuovo la carta etnica, ma neanche Scorsese sarebbe riuscito a fare di questo filmetto un film davvero degno del nostro tempo. Però lui forse non sarebbe caduto così fragorosamente nell'ultima parte. Un ottimo cast buttato alle ortiche. Esce a fine agosto per la Bim.

"Le voyage du ballon rouge" dramma di Hou Hsiao-Hsien: 5.
Un film francese diretto da un regista cinese. Quindi con personaggi isterici e dialoghi infiniti, e piani sequenza in ogni dove. Insopportabile, ma ovviamente gli orientalisti hanno avuto un orgasmo, guardandolo.

"Tehilim" dramma di Raphael Nadjari: 5.
Nella conferenza stampa di presentazione della rassegna Mereghetti l'aveva indicato come uno dei migliori film del Festival. Invece è una rottura di coglioni incredibile, con una famiglia ebrea che cerca di scendere a patti con l'improvvisa scomparsa (nel senso che è scappato non si sa dove) del capofamiglia.

"Gegenuber" dramma di Jan Bonny: 4.
Un poliziotto vive con una moglie manesca, che lo riempie di botte dalla mattina alla sera e s'incazza come una bestia quando lui ottiene una promozione e lei si sente sminuita. Top del film: lui arriva a casa e la trova che cavalca il suo migliore amico, allora si siede a tavola e cena in silenzio mentre i due scopano a due metri di distanza. Opera prima, e speriamo ultima.

"Après lui" dramma di Gael Morel: 3.
Catherine Deneuve perde l'amato figlio in un incidente d'auto e va talmente fuori di testa da volerlo sostituire col suo migliore amico, che è proprio colui che ha guidato l'auto contro l'albero. Top del film: lei che guarda i ragazzi uscire dalla scuola in cui studiava il figlio, ne approccia uno e lui scappa convinto di trovarsi davanti una pedofila.

"La France" dramma bellico di Serge Bozon: 3.
Francia, Prima Guerra Mondiale. Una donna riceva una lettera da parte del fidanzato al fronte, che le dice di dimenticarlo perché non si vedranno mai più. Indomita, la ragazza si taglia e capelli e si mette in cammino per il fronte per ritrovare l'amato, aggregandosi ad un plotone di soldati francesi che davanti ai momenti di crisi ha l'abitudine di farsi una bella cantata. Disgustorama.

"La influencia" dramma di Pedro Aguilera: 2.
Una madre single è malata e depressa: il suo negozio di articoli femminili va male e riceve lo sfratto, la scuola dei figli le chiede di pagare la retta e lei non trova di meglio da fare che scoparsi uno che usa il suo stesso antinfluenzale e andare al supermercato a rubare dvd. Alla fine muore di polomite e i figlioletti vivono felici e contenti. Una delle cose più terribili che ho mai visto sul grande schermo.

domenica 10 giugno 2007

Quelle che...

Quelle che giudicano un uomo dalla circonferenza dei bicipiti.

Quelle che giudicano un uomo dalla lunghezza dell'uccello.

Quelle che giudicano un uomo dal conto in banca.

Quelle che fanno tutte e tre queste cose.

Quelle che guardano i vestiti di un uomo prima del viso.

Quelle che invece di ragionare col cervello ragionano con un'altra parte del corpo, come i peggiori degli uomini.

Quelle che credono di essere sulla cima del mondo e invece sono nella valle più profonda della Terra.

Quelle che "sì, dai: usciamo insieme, però non lo deve sapere nessuno".

Quelle che "ti comporti così perché tu le donne le odi".

Quelle che "ti comporti così perché sei solo un moralista del cazzo".

Quelle che "ti comporti così perché sei un represso".

Quelle che quando hanno il ciclo se ne accorge tutto il mondo.

Quelle che se la sera prima il fidanzato non le ha scopate se ne accorge tutto il mondo.

Quelle che in pubblico sono una persona e in privato una persona completamente diversa, di solito insopportabile.

Quelle che "Quelle di Sex & the City...".

Quelle che non sono capaci di passare mezza giornata senza parlare di sesso.

Ecco: tutte queste donne, perché non si levano dai coglioni e lasciano spazio alle donne vere?

giovedì 7 giugno 2007

Priceless