sabato 10 novembre 2007

Lookalike






sabato 29 settembre 2007

Punto.Zero

Inizia oggi la storia di un nuovo sito di cinema, Punto.Zero.
Ideato da Alessandro Stellino, Andrea Chirichelli e il sottoscritto, Punto.Zero vuol essere un luogo in cui il lettore può trovare recensioni veloci e puntuali, notizie interessanti e approfondite e informazioni sui dvd in uscita.
Se il nucleo redazionale è composto da sole tre persone, quello dei collaboratori è invece composto da una dozzina di persone appartenenti tutte alla generazione dei primi anni Settanta. Un sito giovane ma non privo di esperienza, che non vuole essere un sostituto di siti già esistenti quanto una nuova voce che li affianchi e parli di cose di cui gli altri non parlino.

Realizzato con la piattaforma di Wordpress, Punto.Zero offre ai lettori la possibilità di commentare direttamente gli articoli, come anche di ascoltare alcune delle canzoni più interessanti presenti nelle colonne sonore dei film in uscita e dare un’occhiata ai trailer di alcuni vecchi classici. Classici come "Punto Zero", il film diretto nel 1971 da Richard C. Serafian che ha regalato al mondo Kowalski, "l’ultimo eroe americano".

Inizia oggi la storia di Punto.Zero, ma noi ci crediamo molto, e siamo convinti durerà a lungo. Seguiteci.

domenica 9 settembre 2007

Vattene pure!

Era il titolo con cui Tuttosport salutava la cessione di Ian Rush dalla Juventus al Liverpool nell'agosto del 1988. E' giusto utilizzarlo nuovamente per salutare la fine del mandato di Marco Muller come Direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e far sapere al mondo che sarebbe molto meglio non ritrovarselo ancora seduto nella stessa poltrona l'anno prossimo.

E' vero che in quattro anni Muller ha corretto molti dei problemi organizzativi del biennio di De Hadeln, ma la qualità dei film presentati è sempre stata mediamente bassa, l'attenzione dei selezionatori nei confronti del cinema orientale è stata eccessiva e i palmares hanno dimostrato tutta l'influenza che il direttore ha imposto sul lavoro delle giurie, finendo per non premiare mai le pellicole migliori del concorso. E se può anche andare il Leone d'Oro a "Vera Drake" nel 2004 (pur in una competizione che vedeva anche "Mare dentro", "Il castello errante di Howl" e "Ferro 3"), gridano allo scandalo la vittoria di "Brokeback Mountain" su "Good Night and Good Luck.", di quella porcata di "Still Life" sul capolavoro "Nuovomondo" e ora del mediocre "Lussuria" su film come "Io non sono qui", "In the Valley of Elah" e "12" (e anche "La graine et le mulet", a quanto mi dicono).
Il fatto che un regista medio come Ang Lee porti a casa due Leoni d'Oro in tre anni e lo sconosciuto Zhang-ke vinca due premi in due anni la dice lunga su quanto sia stato stretto il giogo imposto da Muller alle giurie. Non è un caso che l'annuncio della vittoria di "Lussuria" sia stato accolto in sala stampa da una fragorosa salva di fischi. Così come lo è stato quello della Coppa Volpi a Brad Pitt, che fa il paio con quella di Ben Affleck dell'anno passato.
Venga chi vuole, a Venezia, e vada dove vuole, Muller, basta che l'anno prossimo stia lontano dal Lido.

E ora il mio personalissimo cartellino lidense, in ordine cronologico, anche se quest'anno ho visto appena 30 film in 12 giorni di Festival. Rispetto agli anni scorsi non c'è dubbio che io sia riuscito ad evitare le porcate più cupe, ma è anche vero che non mi porto a casa neanche un filmone che spezza il cuore.

"Per un pugno di dollari" di Sergio Leone - nc.
"Atonement - Espiazione" di Joe Wright - 6,5.
"Kantoku Bazai!" di Takeshi Kitano - 3.
"Se, jie - Lussuria" di Ang Lee - 6,5.
"Sleuth" di Kenneth Branagh - 6,5.
"Michael Clayton" di Tony Gilroy - 6-.
"Redacted" di Brian De Palma - 4.
"Nessuna qualità agli eroi" di Paolo Franchi - 2.
"In the Valley of Elah" di Paul Haggis - 7.
"Blade Runner: The Final Cut" di Rydley Scott - nc.
"It's a Free World" di Ken Loach - 6.
"Cassandra's Dream" di Woody Allen - 5.
"The Assassination if Jesse James" di Andrew Dominik - 5.
"Hotel Chevalier" (cm) di Wes Anderson - 7.
"The Darjeeling Limited" di Wes Anderson - 5,5.
"La zona" di Rodrigo Plà - 7.
"La ragazza del lago" di Andrea Molaioli - 5+.
"I'm Not There - Io non sono qui" di Todd Haynes - 7.
"Lou Reed's BERLIN" di Julian Schnabel - 6.
"Il dolce e l'amaro" di Andrea Porporati - 5.
"The Nines" di John August - 4,5.
"Nightmare Before Christmas 3-D" di Henry Selick - nc.
"Mad Detective" di Johnnie To - 5,5.
"Nightwatching" di Peter Greenaway - 7-.
"Man from Plains" di Jonathan Demme - 7.
"Putiferio va alla guerra" di Roberto Gavioli - nc.
"12" di Nikita Mikhalkov - 7.
"Heya fawda (Chaos)" di Youssef Chahine - 4.
"Non pensarci" di Gianni Zanasi - 7,5.
"Blood Brothers" di Alexi Tan - 4,5.

Le donne del Lido - 11.

lunedì 20 agosto 2007

Facchetti celo, Giubertoni Manca!

Sei stravaccato sul divano davanti al televisore in attesa del tuo programma preferito, "Oggi le comiche": nell'attesa guardi svogliatamente l'altro canale (se non te lo dovessi ricordare, sappi che allora c'erano soltanto "il primo" e "il secondo").
Mentre compare finalmente il trinagolino bianco che segnala l'inizio di un nuovo programma sull'altro canale, suonano alla porta. Ti alzi per cambiare (altro che telecomando!) e arriva la mamma: "E' Francesco. Vuole sapere se scendi a giocare."

E' il 1973, a quanto ci raccontava Domenico Di Giorgio verso la fine del XX secolo in un librettino da 2.000 lire che aveva lo stesso titolo di questo post.
L'Italia era sull'orlo della crisi economica che porterà all'austerity: tra breve le automobili circoleranno a targhe alterne per permettere di ridurre la nostra dipendenza dai paesi fornitori di petrolio, e il governo sarà costretto a una serie di misure impopolari per tentare di ripianare il bilancio. [...]
Ma cosa importa? Sei un bambino di 7 anni con un problema molto più grande: dopo mesi di duro lavoro e di estenuanti trattative ti mancano ormai solo quattro figurine per finire l'Album dei Calciatori 1972-73, e vuoi assolutamente trovarle!
1) il presidente del Torino, Orfeo Pianelli.
2) la squadra del Foggia.
3) uno degli 'altri titolari' della Ternana, Ermenegildo Valle.
4) il più raro di tutti, lo stopper dell'Inter Mario Giubertoni.
"Facchetti celo, Giubertoni Manca!" è un rapido libro-gioco che mette il lettore nei panni di un ragazzino che ha un solo pomeriggio per trovare quelle quattro mitiche figurine. In più, presenta le regole di diversi giochi che da ragazzini si facevano con le figurine, e che magari si possono fare ancora oggi senza vergogna, sempreché si riesca a ritrovare in solaio quell'enorme mazzo di doppie che si scambiava con gli amici...

Per chi, come me, non avesse mai avuto occasione di giocare con la versione cartacea del libro di Di Giorgio, quella elettronica si può scaricare nel sito di Librogame's Land.

mercoledì 18 luglio 2007

Il gobbo

Qualche anno dopo il povero Quasimodo, il gobbo è finalmente riuscito ad integrarsi nella vita quotidiana e farsi accettare nell'ambito sociale. Al giorno d'oggi il gobbo ha spesso un lavoro, di solito non semplicissimo ma quasi sempre di responsabilità, e in genere è una figura talmente popolare che molti si rivolgono a lui quando hanno bisogno di un aiuto.
Il filmato qui sotto ci spiega meglio come si può avere a che fare con il gobbo senza urtarne la suscettibilità e apprezzandone le capacità.

sabato 14 luglio 2007

Que Viva Getafe!

Polemica in Spagna per la nuova campagna di promozione degli abbonamenti del Getafe, la squadra dell'omonima cittadina nella zona meridionale dell'area metropolitana di Madrid.

Fondato nel 1946 e poi rifondato nel 1983, il Getafe Club de Fútbol è stato promosso in Primera Liga per la prima volta nella sua storia alla fine della stagione 2003/04.
Nell'ultima stagione la squadra ha avuto la miglior difesa del campionato ed è arrivata sino alla finale di Coppa del Re, persa 1-0 contro il Siviglia. Della rosa fanno parte tra gli altri il portiere della nazionale argentina "Pato" Abbondanzieri, il difensore rumeno Cosmin Contra e ora anche il centravanti Kepa Blanco, che ha giocato l'anno passato in prestito al West Ham.
Attualmente ha come allenatore l'ex centrocampista della Juventus e della nazionale danese Michael Laudrup, che ha preso il posto di Bernd Schuster passato al Real Madrid.

La polemica è scoppiata per via dello spot televisivo usato dalla società per lanciare la campagna abbonamenti, spot che ritrae personaggi come Giobbe, Mosé, Giovanna d'Arco, Adamo e lo stesso Gesù Cristo avvisare Dio di non essere disposti a seguire ciecamente la Sua volontà.

Perché innanzi tutto, c'è la Squadra.


martedì 10 luglio 2007

La prima versione di "Shadows"

"Ombre - Shadows" è il primo film diretto da John Cassavetes, uno dei più importanti registi della storia del cinema, l'uomo che praticamente ha inventato il cinema indipendente.

Attore televisivo e cinematografico di buon successo, nel 1959 realizzò un "saggio collettivo di recitazione e regia" totalmente improvvisato. Il film costò un totale di 40.000 $ e fu girato da attori e tecnici non professionisti con apparecchiature 16mm prese in prestito. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, "Ombre" ebbe un enorme successo di critica come di pubblico. La realtà, però, è che la versione del film presentata al Lido e giunta fino a noi è la seconda che Cassavetes ha girato, non contento della prima.

La prima versione del film fu girata nel mese di Febbraio e nei primi giorni di Marzo 1957. Dopo un anno e mezzo in sala montaggio, il film fu proiettato nel novembre 1958 al Paris Theater di New York. Il film durava poco più di un'ora, e ne fu stampata una singola copia in 16mm perché Cassavetes non poteva permettersene altre. In ogni caso, la reazione del pubblico in sala fu così insoddisfacente che Cassavetes decise di rigirare il film e rimontarlo, costruendo nuove scene e cambiando radicalmente la trama.
Se la prima versione era effettivamente un esperimento di improvvisazione guidata, in cui gli attori reagivano a braccio ad una situazione che Cassavetes aveva costruito per loro e con lo scopo di arrivare dove Cassavetes voleva che arrivassero, la seconda versione fu interamente sceneggiata da Cassavetes e Robert Alan Aurthur, che già aveva scritto "Nel fango della periferia" interpretato proprio a Cassavetes e che avrebbe in seguito co-sceneggiato "All That Jazz" con Bob Fosse.
Le nuove riprese furono effettuate nel Febbraio 1959, esattamente due anni dopo quelle della prima versione. Dopo due settimane di riprese, Cassavetes tornò in sala montaggio e mescolò le nuove scene con circa metà di quelle della prima versione, inserendo anche un nuovo commento musicale. La nuova versione fu presentata al pubblico newyorchese nel Novembre del 1959, e nonostante il film si chiuda con il famoso cartello "ciò che avete appena visto è stata un'improvvisazione", in realtà si tratta di un film pensato, scritto e ripensato più volte.

Ciò che Cassavetes fece in questa seconda versione non fu semplicemente rigirare meglio le stesse scene o aggiungere alcune inquadrature mancanti, come si fa abitualmente nel cinema hollywoodiano attuale, bensì creare un film nuovo di zecca, che solo incidentalmente conteneva anche alcune scene della prima versione. La prima e la seconda versione di "Ombre" sono due film completamente diversi, che raccontano storie diverse in modi diversi.

Ma che fine aveva fatto quell'unica copia della prima versione? A quanto raccontò lo stesso Cassavetes allo studioso Ray Carney, l'aveva donata ad un'Università di cui non ricordava il nome. Era il 1987 e Carney si mise alla disperata ricerca della prima versione. La trovò in circostanze che definire fortunose è poco, nel 2003. Dura 78 minuti e contiene almeno 40 minuti di girato che non fu inserito nella seconda versione. Si tratta comunque di un film finito, non di un work-in-progress: è una stampa destinata ad essere proiettata al pubblico, e proprio questo Carney avrebbe voluto fare.
Invece per volere dell'attrice Gena Rowlands, vedova di John Cassavetes ed erede dei suoi diritti d'autore, non è stato possibile distribuire questa prima versione in sala né in versione home-video. Anche i tanti Festival del Cinema che hanno dimostrato interesse a proiettarla sono stati scoraggiati. Pochi fortunati hanno avuto modo di vederla. Carney ci ha però fatto il favore di mettere on-line tre brevi spezzoni del film, tra cui la scena dei titoli di testa.
Se il racconto della vicenda che Carney fa nel suo sito internet sia veritiero o meno, ossia se siano vere le dichiarazioni della Rowlands e del suo avvocato che è in realtà Carney ad impedire la diffusione del film, non possiamo dirlo. Certo è che fino a quando i protagonisti di questa vicenda saranno in vita, questi tre spezzoni saranno l'unica cosa che potremo vedere.





venerdì 6 luglio 2007

Transformers: How Things Really Worked (according to Michael Bay)

Il film è finito.
Accidenti, è stata dura, ma devo ammettere che è stato anche molto divertente. Gli attori più complicati con cui ho mai lavorato, a parte Bruce Willis, sono stati Optimus Prime e Bumblebee. Hanno richiesto ogni singolo giorno della mia vita per un anno intero. Ma alla fine del lavoro ne è valsa la pena. Ho appena fatto 36.000 miglia intorno al mondo (in due settimane) e ho avuto una première eccezionale al Taormina Film Festival, in un teatro greco costruito molto prima della nascita di Cristo. Mi piace vedere la reazione che il film provoca su persone appartenenti a culture così diverse. Il film sta veramente facendo il giro del mondo. Sono così eccitato per il fatto che tra poco avrete tutti modo di vederlo. Grazie a tutti voi che avete supportato me e il film.
Ma per mettere i puntini sulle "i", il budget iniziale del film era di 145 milioni di dollari, ed è poi salito fino a 150 e qualcosina, che è più o meno la metà di quanto sono costati gli altri blockbuster di quest’estate – e ne sono fiero. Vedo che molta gente in giro per il web non credono a queste cifre, ma se volete sono pronto a scommettere 10.000 dollari sull’unghia che il film è davvero costato questa cifra.
Anche quando i produttori hanno cercato di spedirmi in Canada o in Australia a girare, ho dato un’occhiata in giro ma sapevo che là avremmo fatto una brutta fine. Avevo bisogno di lavorare con i miei collaboratori abituali, quelli con cui ho lavorato per anni, perché sono i migliori del mondo. e poi, credo che un film americano che ritrae l’America dovrebbe essere girato in America. Ho rinunciato al 30% del mio stipendio per poter girare qui a casa. Sapevo che questa era la cosa giusta da fare per il film e ho chiesto ai produttori di fare la stessa cosa – Ian [Bryce] e Lorenzo [di Bonaventura] hanno accetto, Tom DeSanto e Don Murphy (che erano nel progetto da prima di me) no. E questo è stato il mio primo incontro con loro – non volevano che parte dei soldi che spettavano a loro fossero usati per realizzare un film migliore. Questo genere di cose, di solito non mi va giù.
Ora che il film è finito, mi trovo a dover rispondere a domande piuttosto strane fattemi dai giornalisti. Tipo "In che modo Tom ha controllato il set?" Cosa? "In che modo Tom e Don hanno supervisionato il tuo lavoro?" Ma che cazzo…? "Com’è stato lavorare con Tom e Don, che sono così appassionati dei Transformers?" e "Abbiamo sentito che Tom ha scritto la storia – un trattamento di 90 pagine, giusto?" Okay: stop. Facciamo un passo indietro. Tom e Don sono due brave persone, ma lasciate che vi spieghi come sono andate le cose.
Io e Tom abbiamo avuto una riunione creativa per esattamente un’ora e dieci minuti, un anno fa. Mi disse di essere un grandissimo fan dei giocattoli e che mi avrebbe protetto dalle bombe che avrebbero potuto esplodere con un progetto come questo. Il tipo di bombe che esplodono sulla Rete nella forma di "Maledetto Michael Bay", "Hai rovinato il ricordo della mia infanzia, Michael Bay" e tutto questo tipo di minacce di morte. Tom mi ha poi raccontato di tutti i problemi che aveva avuto con il design dei robot e con la sceneggiatura, e io ho capito che la sua visione del film era anni luce lontana dalla mia. Gli ho detto "grazie tante", e poi gli ho indicato la porta da cui uscire. Non gli ho più parlato, tranne che per dirgli "ciao". Di tanto in tanto veniva sul set con degli ospiti, come fosse un parco divertimenti. Non ho mai davvero parlato con Don del film, non a livello creativo. Ho letto le sue note su quanto fosse brutta lo script e quanto schifo facesse il lavoro mio e degli sceneggiatori. Ma durante la lavorazione Don è sempre gentile con me, sapeva che non mi sarei messo a discutere le mie scelte creative con lui.
Un giorno di non molto tempo fa, Alex [Kurtzman] e Bob [Roberto Orci] mi hanno chiamato tutti spaventati perché all’improvviso, dopo che avevamo quasi finito il montaggio, Tom aveva chiesto di essere accreditato come co-sceneggiatore del film, o almeno come soggettista. Ero stupito, perché né io né loro avevamo mai visto alcun trattamento scritto da lui. Beh, ha chiesto di essere accreditato, ma la Writer’s Guild of America ha rifiutato la sua richiesta. Quello però che mi ha fatto veramente ribollire il sangue è qualcosa che ho visto in Rete quando Tom è andato ai Saturn Award e quelli di IESB.net l’hanno intervistato a proposito del film – un film che, lasciatemi aggiungere, lui ancora non aveva visto. Ma si comportava come se l’avesse visto. Rispondeva tranquillamente a tutte le domande, ed è arrivato anche a dire che Hugo [Weaving] "aveva lasciato il suo segno". Ma per favore, erano solo un mucchio di balle: quell’uomo del film non aveva visto ancora nulla, zero assoluto. L'ha visto solamente alla proiezione per la stampa.
Questa è la nuda verità, e devo raccontarla perché sono stufo di rispondere a certe domande.
Quello che queste due persone hanno fatto è stato prendere uno ‘stupido film su dei giocattoli’ e proporlo a tutti senza perdere la speranza di poterlo realizzare anche quando tutti l’avevano rifiutato. Questo glielo riconosco. Tanto di cappello, ma tentare di prendersi meriti creativi davanti alla stampa, lasciatemelo dire – mi fa schifo. Troppo spesso i crediti creativi vanno a gente che in realtà non ha avuto nulla a che fare con il film. Diamine, ormai anche i banchieri che ti prestano i soldi per girare il film e che non hanno la più pallida idea di come si lavori, passano per importanti produttori.
Ma credo che questo sia semplicemente il modo in cui Hollywood funziona.
Michael Bay, 29 Giugno 2007 (messaggio cancellato dal suo blog personale poche ore dopo averlo postato, recuperato da Nikki Finke di L.A. Weekly).

venerdì 29 giugno 2007

Il venditore di armi

Immaginate di dover rompere il braccio a qualcuno.
Destro o sinistro, non importa. Il punto è che dovete romperlo, perché se no... be', nemmeno questo importa. Diciamo che se non lo fate vi succederanno brutte cose.
Ora, la mia domanda è questa: rompete il braccio in fretta (snap, ahi!, scusi, mi permetta di aiutarla con questa stecca di fortuna), oppure trascinate la faccenda per otto minuti buoni, aumentando di tanto in tanto la pressione a dosi minime, finché il dolore diventa rosa e verde e caldo e freddo e del tutto insopportabile, da ululare?
Appunto. Ovvio. La cosa giusta da fare, l'unica cosa da fare, è concludere alla massima velocità possibile. Rompere il braccio, offrire un brandy, fare il bravo ragazzo. Non possono esserci altri risposte.
A meno che.
E se odiaste la persona alla quale è attaccato il braccio? Se la odiaste proprio sul serio?
Hugh Laurie, "Il venditore di armi" (Marsilio, 2007).

sabato 23 giugno 2007

The Ventures Revolution

Chi ha avuto la sfortuna di vedere il terrificante "Amazing Lives of the Fast Food Grifters" di Mamoru Oshii al Festival di Venezia 2006 e non si è addormentato prima, ha sentito il narratore dire che nella seconda metà degli anni Settanta la calata in Giappone della band statunitense dei Ventures ha rivoluzionato la musica nipponica.
I Ventures sono stati uno dei più apprezzati combo degli anni Sessanta - ossia un quartetto composto da due chitarre soliste, un basso e una batteria, senza tastiere né voce. La loro musica - a tratti commerciale, a tratti sperimentale, sempre tecnicamente eccellente - ha influenzato gente come gli Who, Gene Simmons, George Harrison, Peter Frampton, Max Weinberg, Aerosmith, Steely Dan, Eagles...
Virtualmente dimenticati dal pubblico statunitense dopo appena un decennio di attività, i Ventures sono tutt'oggi attivissimi in concerti dal vivo, quarant'anni dopo la loro formazione. Io li ho scoperti ascoltando la cover di un loro brano nella colonna sonora di "Pulp Fiction" e da allora non li ho più lasciati. Qui sotto ci sono una manciata di loro video, antichi e recenti. Sempre grandissimi.