domenica 3 giugno 2007

My Life in Pictures (2)

Ok, è comodo dire di assomigliare al personaggio più figo della storia della televisione. E' molto comodo, ma anche molto rischioso, perché è molto facile che chi legge mandi a cagare chi scrive... Però, nel mio caso è anche molto vero.

Il dottor Gregory House è uno "contro" per definizione, ma non per vocazione. In realtà il dottor House se ne frega degli altri, di tutti gli altri, e fa come gli pare. Io pure. O meglio: me ne frego di quello che pensano gli altri, chiunque siano "gli altri". Me ne frego se gli altri approvano o meno quello che faccio, lo faccio e basta perché è la mia, di vita, e nessuno ha diritto di dirmi come viverla. Se vado seguendo la corrente, bene; se vado contro corrente, bene ugualmente: non è l'approvazione degli altri quella che cerco, e in realtà quando la trovo non so mai come reagire.
Il dottor House preferisce non avere a che fare con gli altri, preferisce starsene per conto proprio ma non riesce mai ad avere un momento di privacy anche se per stare da solo si nasconde spesso nei luoghi più improbabili del Princeton-Plainsboro Teaching Hospital. Io pure. A me piace molto starmene da solo a pensare senza avere a che fare con gli altri, ma alla fine ho sempre mille persone che mi girano intorno. E purtroppo, ho un solo luogo in cui nascondermi quando voglio andare in camera di decompressione.
Il dottor House è sarcastico e cattivo, quando vuole anche bastardo. Ma quando vuole sa essere davvero bastardo. Io pure. In effetti sono più caustico che sarcastico, ma quando voglio essere bastardo so esserlo alla grande. Anche perché ho l'abitudine di ascoltare, quando parlo con gli altri, e ho una buona memoria per ciò che mi si dice quindi viene facile fare in modo che gli altri si pentano di quello che hanno detto. Ma per fortuna delle mille persone che mi girano intorno, è molto molto raro che io voglia essere davvero bastardo.
Il dottor House è uno che ragiona sempre col cervello invece con altre parti del corpo, che vive in maniera che ad altri può sembrare trattenuta o persino repressa e che ama passare il tempo facendo cose che altri potrebbero non trovare divertenti. Io pure. E non c'è bisogno di aggiungere altro.
Il dottor House ama il suo lavoro e lo fa con il massimo dell'impegno, anche se non sopporta i suoi pazienti. Io pure. Io amo talmente il mio lavoro da essere disposto a farlo per molti meno soldi di quanti ne prende Hugh Laurie, eppure non sopporto l'ambiente in cui lavoro, fatta eccezione per un ristrettissimo gruppo di persone. E non sopporto chi il nostro lavoro lo fa con sufficienza e poca professionalità.
Potrei dire che il dottor House apprezza il lavoro dei suoi collaboratori anche se non glielo fa mai notare, ma se per caso qualche mio collaboratore dovesse leggere questo post pensarebbe che io apprezzi il suo lavoro.
Il dottor House è dipendente dal Vicodin. Io pure. La mia droga si chiama Julie, ma cambia poco: non riesco a concepire la mia vita senza guardare film, e non riesco a non provare interesse per la maggior parte dei film che vengono realizzati. E questo, ovviamente, finisce per influenzare pesantemente la mia vita, come se fossi davvero un drogato. No, anzi: io sono un drogato.
Il dottor House ha le spalle rotonde, o per lo meno questa è l'impressione che vuol dare. Qualunque cosa gli accada o gli si dica, lui sorride beffardamente, fa un battuta e se ne va via tranquillo. Io pure. Con la differenza che di solito non me ne vado. E mentre il dottor House a casa propria suona il piano o la chitarra riflettendo su quanto gli è accaduto durante la giornata, io al massimo posso stendermi sul letto e riascoltare per la millesima volta "The Tracks of My Tears" di Smokey Robinson.

Sì, insomma: il dottor House sono io, solo che mi faccio la barba e non vado a puttane.

Nessun commento: