martedì 19 giugno 2007

Cannes e dintorni

E' finita ieri la rassegna che ha presentato a Milano (ma anche a Roma) alcuni dei film presentati nelle varie sezioni dell'ultimo Festival di Cannes, la prima che riesco a seguire decentemente da tre anni a questa parte. E prima o poi mi riuscirà anche di andare al Festival di Cannes quello vero...
Comunque, ne approfitto per rendere pubblico il mio personalissimo cartellino, mettendo in fila i film dal migliore al peggiore, tra sorprese e delusioni, amici e nemici, belle tipe che non la danno e sedicenni che la darebbero ma non voglio finire in galera...

"Le scaphandre et le papillon", dramma di Julian Schnabel: 9.
Un capolavoro, tratto dalla vera storia dell'ex caporedattore di 'Elle' e premiato come miglior regia. Può ricordare il bellissimo "Mare dentro" di Amenabar ma assomiglia forse più a "E Johnny prese il fucile" di Dalton Trumbo, con il protagonista paralizzato a letto. Questo riesce comunque ad essere ancor più emozionante. Ed è girato davvero bene, confermando il talento visivo di Schnabel (che di mestiere fa il pittore). Uscirà distribuito da Bim.

"Vidange perdue" dramma di Geoffrey Enthoven: 8.
E' il film che ha vinto il Bergamo Film Meeting, e con pieno merito. La storia di un 85enne che cerca di rimettersi in pista dopo la morte della moglie. Divertente e toccante, benissimo recitato e mai banale. E sa parlare agli spettatori di ogni età. Speriamo arrivi anche nei nostri cinema, perché è vero che non farà una lira ma merita risalto.

"Mio fratello è figlio unico" dramma di Daniele Luchetti: 7.
Visto ai tempi dell'uscita italiana. Un ottimo prodotto, decisamente superiore anche al più blasonato "Romanzo criminale". Qualitativamente meritava il concorso, ma era la 60a edizione e il Festival ha voluto solo film inediti in Europa.

"Persepolis" cartone animato di Marjane Satrapi & Vincent Paronnaud: 7.
Tratto dall'omonimo fumetto, un cartone animato visivamente curioso ma molto interessante. Il modo in cui la storia della ragazza iraniana che fugge quando arrivano i talebani è raccontata col giusto ritmo e la giusta emozione. Funzionerà alla grande, quando la Bim lo distribuirà in Italia.

"Caramel" commedia sentimentale di Nadine Labaki: 7.
Mi ha ricordato un po' "Tutto su mia madre", ma forse avevo bevuto troppo prima della proiezione. Comunque sia, una commedia frizzante anche se forse un po' scontata. Brave le attrici, bella confezione. Uscirà distribuito da LadyFilm.

"Control" dramma di Anton Corbijn: 7.
La breve e tribolata vita di Ian Curtis, cantante dei Joy Division a fine anni Settanta. Girato in un meraviglioso bianco e nero, racconta bene la storia del gruppo e del suo leader anche a chi non ne sa nulla, ma non riesce a trasmettere l'amore per la loro musica a chi già non la apprezza. Bravo il protagonista Sam Riley, e brava anche Alexandra Maria Lara, che sarà protagonista del prossimo film di Francis Ford Coppola. Non so quale sarà la sua sorte distributiva.

"L'âge des ténèbres" commedia di Denys Arcand: 7.
La terza parte della trilogia iniziata con "Il crollo dell'impero americano" e proseguita con "Le invasioni barbariche". E' a tratti molti diventente, ma molte gag sono scontate e la satira un po' spuntata. Arcand non è mai stato un gran regista, ma è sempre stato uno sceneggiatore snob. E qui si conferma, nonostante il buon risultato globale. Uscirà distribuito da Bim.

"XXY" dramma di Lucia Puenzo: 6/7.
Poco pubblicizzato ma molto interessante, racconta le difficoltà di crescere di una ragazzina sudamericana che si sente un mostro per via di un difetto genetico. Girato senza inventiva, ma scritto con molta lucidità. Esce il 22 giugno distribuito da Teodora.

"Paranoid Park" dramma di Gus Van Sant: 6.5.
Gus Van Sant rifà il se stesso di "Elephant", ma convince ancora meno. La storia di un ragazzino confuso fino allo sbando, tra flashback e aggrovigliamenti inutili. Non è brutto, ma finisce per essere inconcludente. Uscirà con Lucky Red.

"Auf der anderen Seite" ("The Edge of Heaven") dramma di Fatih Akin: 6.
La seconda parte della trilogia sul rapporto tra la Germania e i turchi, dal regista de "La sposa turca". Un buon film, ma poco spontaneo nel modo in cui le storie si incrociano tra loro. Il modello è probabilmente "Prima della pioggia", ma il film di Manchevski sapeva volar alto, questo invece non emoziona mai e ha dei personaggi rivedibili. Sarà distribuito da Bim.

"Smiley Face" commedia di Gregg Araki: 6.
Una commedia tossica e sconclusionata come questa non era esattamente quello che ci si aspettava dal regista del buon "Mysterious Skin", ma comunque diverte, ed è tutto quello che gli si deve chiedere. Uscirà distribuito da Mikado.

"Zodiac" thriller di David Fincher: 6.
Troppo lento. Troppo troppo lento e cervellotico, un film lunghissimo che trova il giusto ritmo solo nella seconda parte, quando il protagonista diventa a tutti gli effetti Jake Gyllenhaal. Certo qualche scena funziona alla grande, ma il film nella sua interezza proprio no. Anche questo l'avevo visto quand'era uscito in sala.

"4 mesi, 3 settimane e 2 giorni" dramma di Christina Mungiu: 6.
La Palma d'oro. Rubata peggio del Leone veneziano a "Still Life". E' un film piccolo nonostante il tema importante, con un regista che pensa di essere i Dardenne, che ci racconta solo metà della storia e deve giocare sporco al momento buono per sperare di emozionare lo spettatore. Ma non ci riesce. Quelli che l'hanno trovato meraviglioso dovrebbe imparare cos'è il cinema prima di aprire bocca. Distribuzione Lucky Red.

"Centochiodi " dramma di Ermanno Olmi: 6.
Visto ai tempi dell'uscita in sala. E' il classico film di Ermanno Olmi, "contro il logorio della vita moderna", ma si vede che il maestro bergamasco non ce la fa più. E stendiamo un velo su Raz Degan e Luna Bedandi.

"We Own the Night" poliziesco di James Gray: 6.
Un film banale e stravisto, che proprio non si capisce per quale motivo fosse al Festival, e per di più in concorso. Il regista di "Little Odessa" tenta di nuovo la carta etnica, ma neanche Scorsese sarebbe riuscito a fare di questo filmetto un film davvero degno del nostro tempo. Però lui forse non sarebbe caduto così fragorosamente nell'ultima parte. Un ottimo cast buttato alle ortiche. Esce a fine agosto per la Bim.

"Le voyage du ballon rouge" dramma di Hou Hsiao-Hsien: 5.
Un film francese diretto da un regista cinese. Quindi con personaggi isterici e dialoghi infiniti, e piani sequenza in ogni dove. Insopportabile, ma ovviamente gli orientalisti hanno avuto un orgasmo, guardandolo.

"Tehilim" dramma di Raphael Nadjari: 5.
Nella conferenza stampa di presentazione della rassegna Mereghetti l'aveva indicato come uno dei migliori film del Festival. Invece è una rottura di coglioni incredibile, con una famiglia ebrea che cerca di scendere a patti con l'improvvisa scomparsa (nel senso che è scappato non si sa dove) del capofamiglia.

"Gegenuber" dramma di Jan Bonny: 4.
Un poliziotto vive con una moglie manesca, che lo riempie di botte dalla mattina alla sera e s'incazza come una bestia quando lui ottiene una promozione e lei si sente sminuita. Top del film: lui arriva a casa e la trova che cavalca il suo migliore amico, allora si siede a tavola e cena in silenzio mentre i due scopano a due metri di distanza. Opera prima, e speriamo ultima.

"Après lui" dramma di Gael Morel: 3.
Catherine Deneuve perde l'amato figlio in un incidente d'auto e va talmente fuori di testa da volerlo sostituire col suo migliore amico, che è proprio colui che ha guidato l'auto contro l'albero. Top del film: lei che guarda i ragazzi uscire dalla scuola in cui studiava il figlio, ne approccia uno e lui scappa convinto di trovarsi davanti una pedofila.

"La France" dramma bellico di Serge Bozon: 3.
Francia, Prima Guerra Mondiale. Una donna riceva una lettera da parte del fidanzato al fronte, che le dice di dimenticarlo perché non si vedranno mai più. Indomita, la ragazza si taglia e capelli e si mette in cammino per il fronte per ritrovare l'amato, aggregandosi ad un plotone di soldati francesi che davanti ai momenti di crisi ha l'abitudine di farsi una bella cantata. Disgustorama.

"La influencia" dramma di Pedro Aguilera: 2.
Una madre single è malata e depressa: il suo negozio di articoli femminili va male e riceve lo sfratto, la scuola dei figli le chiede di pagare la retta e lei non trova di meglio da fare che scoparsi uno che usa il suo stesso antinfluenzale e andare al supermercato a rubare dvd. Alla fine muore di polomite e i figlioletti vivono felici e contenti. Una delle cose più terribili che ho mai visto sul grande schermo.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bene bene.
Aspettavo questo post, qui o altrove.
Poi, col tempo,dirai dove sei stato quando dicevi di andare a Cannes...
Sei forse stato seduto tutto il tempo su famosa panchina?
Qualcosa mi sfugge.

mad283 ha detto...

Ti sfugge il fatto che la famosa panchina non sia a Cannes ma a Nizza, ecco cosa.

Nizza, per spiegarmi meglio, è la location di queste foto.
Cannes, invece, è la location di queste foto e queste foto.
Invece, per finire la panoramica, questa è Milano, mentre questi sono i suoi dintorni.

Sarà un caso che dove passo io, saltan fuori certe foto?

Anonimo ha detto...

Diciamo che questa donna è la versione femminile di quel Paolini che si infilava nelle inquadrature dei telegiornali...

A questo punto, prova a conoscerla. Così ad occhio mi pare che non possieda nessuna di quelle caratteristiche che a te non piacciono.

mad283 ha detto...

In effetti sì, è chiaramente una donna vera. E' solo che io le preferisco un po' più... cioé, con un po' meno... Sì, insomma: sai cosa voglio dire.

mad283 ha detto...

E comunque, la protagonista del secondo photoshoot di Cannes non è la stessa donna di tutte le altre foto. Però quello è il Festival di quest'anno...

Anonimo ha detto...

Ho seguito anche io la rassegna e visto che mi sento chiamato in causa rispondo. Ho amato alal follia il film vincitore della palma d'oro:laddove tu dica che io nn capisco un cazzo di cinema allora io posso dire la stessa cosa visto che molto probabilmente non hai capito il senso del film. E questa mia tesi acquista ancora più significato quando esprimi con sufficienza il giudizio su Paranoid Park solo perchè ha uan struttura simile a quella di Elephant. Il cinema nn è fatto solo di forma, ma anche di contenuti, di emozioni, storie e stili. Potrai essere fin che vuoi attento alla prima cosa ma lasciati dire che tutte le altre cose non sai cosa siano.Io per te nn sarò esperto di cinema, tu allora per me non sai cosa sia "vivere" un film.A presto(ma anche no).
MrDAVIS

mad283 ha detto...

"Choose your poison", si dice negli Stati Uniti. Se voi vi rifiutate di capire che le emozioni nascono dalla forma filmica, è una vostra scelta. Divertitevi.

Anonimo ha detto...

E se tu interpreti ciò che scrivo a tuo modo chissà come interpreti ciò che vedi allora...
La cosa che infastidisce non è tanto il fatto che non ti sia piaciuto un film che a me invece ha fatto impazire(sai che me ne frega?!bensì è l'arroganza con cui spari giudizi sugli altri e con cui poni la tua inteerpretazione come l'unica possibile.Sai, non sei il solo ad aver studiato..
MrDAVIS

mad283 ha detto...

Scusa, ma che pretendi da uno privo di passione e che nutre un forte disprezzo per il genere umano?

In ogni caso, "choose your poison" vuol dire scegli di che morte morire. Nel senso che parlando di cinema tu puoi decidere di privilegiare le emozioni che un film suscita, io preferisco invece dedicarmi al modo (ossia la forma e lo stile) in cui il film cerca di suscitare queste emozioni. Analisi che non è certo l'unica possibile, ma secondo me è la più interessante. Preferisco raccontare perché Van Gogh ha disegnato girasoli, piuttosto che raccontare cosa questi girasoli significhino per me. E questo proprio perché le mie opinioni valgono come quelle di chiunque altro, mentre le intenzioni di un Autore sono ben altra cosa.
In ogni caso, il fatto che quando scrivo faccio un'analisi fredda e ragionata non vuol dire che quando sono al cinema non mi lasci prendere dalle emozioni, vuol semplicemente dire che quando scrivo non mi faccio trascinare da quelle emozioni, perché non è quello lo scopo per cui scrivo.

La frase relativa alla Palma d'oro era un preciso riferimento ad una frase detta da un'amica, ed è intesa esclusivamente come sfottò tra amici.

In ogni caso, un blog è solo un blog, e lo uso per prendere appunti e divertirmi. La critica cinematografica la faccio da un'altra parte.